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Il perone, insieme alla tibia fa parte del complesso delle ossa lunghe che formano la gamba. Sia la tibia che il perone presentano la stessa lunghezza ma spessori diversi, infatti quello della tibia risulta essere di gran lunga più spesso, ovvero circa 4-5 volte rispetto al perone che invece si presenta decisamente più sottile. La struttura del perone risulta esser formata da un corpo chiamato diafisi ovvero la parte centrale e da due estremità prossimale e distale chiamate rispettivamente epifisi.
La sua conformazione, di tipo longilineo, espone questo osso a infortuni che possono provocare fratture. Generalmente le cause principali sono da riferirsi principalmente a traumi di tipo sportivo o a semplici cadute. La zona maggiormente esposta a questo tipo di fratture risulta essere essere la parte centrale ovvero la diafisi. Quando si parla di fratture del perone bisogna capire se si sta parlando di una frattura che interessa anche la caviglia o fratture che non interessano quest’ultima.
Fratture che non interessano la caviglia
Quando la frattura si localizza principalmente a livello del perone lasciando libera la caviglia la frattura viene detta semplice. In questo caso sarà necessaria un’immobilizzazione relativamente elementare. Verrà prescritto un tutore del tipo aircast e della stampelle da utilizzare nei primi giorni fino a quando sia il dolore che il gonfiore non scompaiano del tutto.
La presenza di un fisioterapista che assista il paziente dopo la rottura del perone sarà di fondamentale importanza per effettuare un programma riabilitativo.
Frattura che interessano anche la caviglia
Spesso alcune tipi di fratture, dovuti a traumatismi particolari come nei cambi direzionali con rotazione della coscia e blocco della gamba, possono interessare oltre al perone anche la tibia e la caviglia. Nei casi in cui si verifica quindi una frattura di tipo bimalleolare, sarà di fondamentale importanza stabilizzare l’articolazione della caviglia o con valva gessata se la frattura non è scomposta oppure sarà necessario un intervento di tipo chirurgico, per evitare la formazione di artrosi future.
La rima di frattura può essere sia di tipo obliqua, longitudianle o trasversale. A seconda della gravità si opterà sempre per un’immobilizzazione gessata oppure per un intervento chirurgico.
Fratture da stress
Quando il perone è sottoposto ad una serie di microtraumi ripetitivi, questi possono dare luogo a microfratture di lieve entità a livello dell’osso. Questa tipologia di frattura tipica soprattutto dei maratoneti può alla lunga causare delle microfratture, che necessariamente porteranno a un’obbligata riduzione dell’attività sportiva.
Sintomi per valutare la rottura del perone
Quando il perone per uno dei qualsiasi traumatismi elencati in precedenza subisce una frattura, la sintomatologia che comparirà sarà data da dolore soprattutto a livello della parte esterna del perone. La persona affetta dal trauma sarà impossibilitata a muovere l’arto e a camminare. Potranno comparire degli ematomi, che insieme al dolore rappresentano degli indizi che qualcosa non va sulla gamba.
Necessario sarà subito l’intervento di un medico del pronto soccorso che controllerà la presenza di versamento e difficoltà di movimento. A lui spetterà il compito di valutare se effettuare anche eventuali test per problemi di carattere nervoso o di tipo vascolare interessati dalla frattura.
Esami frattura perone
Generalmente l’esame che viene fatto qualora si presuma una frattura sia di tipo semplice che complesso è la rx che permette di avere fin da subito un quadro più chiaro dell’infortunio subito. La lastra effettuata a volte può interessare sia la caviglia che il ginocchio, per capire meglio quale delle due articolazioni possa aver influito sull’altra. Esami come la risonanza magnetica o la tac possono venir prescritti quando la lastra non fornisce le giuste indicazioni o la frattura sospetta è talmente grave che può interessare vasi nervosi o sanguigni.
La scintigrafia ossea è un esame che può venir prescritto quando la frattura non compare ad un esame come la rx. ネ il caso delle fratture da stress.
Riabilitazione post frattura
Molto importante è iniziare un percorso riabilitativo, non appena il medico da l’ok per l’inizio della terapia. Di norma il trattamento riabilitativo segue un iter che viene diviso in 2 fasi.
Nella prima fase la terapia si concentrerà sulla riduzione del dolore, tramite strumentistica di tipo fisioterapico, che prevederà: tecarterapia che ha lo scopo di aumentare la vascolarizzazione tramite rilascio di ossido nitrico, laser alta potenza, magnetoterapia che ha lo scopo di aumentare la produzione di ioni calcio all’interno della cellula per velocizzare il callo osseo e la produzione di osteoclasti, correnti antalgiche come tens o ionoforesi.
La seconda fase è caratterizzata dal recupero prima dell’escursione articolare, ovvero della capacità dell’articolazione di effettuare il movimento in modo naturale e completo,e successivamente della forza muscolare e della propriocezione. Per il recupero del movimento verranno utilizzate tecniche quali massaggio traverso profondo, mobilizzazione in flesso-estensione pronazione e supinazione e manipolazione del tessuto molle. Per il recupero della forza, esercizi in primisi in isometria come semisquat e accosciate sul ginocchio, per il recupero della propriocezione, ovvero della capacità della caviglia di informare il sistema nervoso sul modo nel quale la caviglia deve adattarsi al terreno, verrano utilizzate le tavolette di freeman, da effettuare ad occhi chiusi ed aperti.